Il Risveglio è uno stato di coscienza superiore in cui il costante ricordarsi di sé provoca un apertura del cuore ed una sensazione di serenità e benessere che sgorga dall’interno.
E’ uno stato di grazia, non si raggiunge o si conquista.
Ci si tende attraverso lo sforzo continuo del ricordo di sè, sperimentandolo anche in maniera temporanea o parziale, prima che diventi uno stato abituale dell’essere.
Per raggiungere questo stato esistono molteplici vie, ma qui parleremo di quella più rapida, la “via breve”. Questa via presuppone un lavoro ed un impegno costante per ricordarsi di sé nei momenti di vita quotidiana.
A differenza di pratiche come la meditazione, lo sforzo per ricordarsi di sé si applica durante le attività di ogni giorno. Non ci si isola dal mondo, ma si usa l’esperienza nel mondo per far emergere la consapevolezza di esistere.
La difficoltà nello sforzarsi di essere presenti a sé stessi all’interno di situazioni non ideali la rende una pratica difficile ma anche più rapida.
La disciplina continua nell’applicare lo sforzo di ricordarsi di sé, provoca inevitabilmente una trasformazione interiore dei meccanismi automatici che il nostro apparato psicofisico manifesta ininterrottamente ogni giorno.
Esistono vari semplici esercizi per iniziare ad applicare il ricordo di sé nella vita quotidiana.
Salvatore Brizzi nel suo libro “Risveglio” ne descrive diversi.
Ovviamente parliamo di sforzo verso, non dello stato di presenza di sé. E’ il tendere verso lo stato di presenza, lo sforzo, che rende concreta la trasformazione dei nostri meccanismi automatici. Ma lo stato di presenza, superata la necessità di sforzarsi per mantenerlo, diventa una condizione naturale perché non è mentale, ma relativa all’apertura del cuore e della sua connessione naturale con la Vita.
Nella mia esperienza, in vari momenti e periodi, ho trovato lo spazio e la disciplina per sperimentare ed applicare alcuni di essi.
L’anno scorso mi sono messo ad “aggredire” la macchina biologica sforzandomi di essere presente a me stesso ogni qualvolta me ne ricordavo.
Avevo attaccato dei bigliettini per tutte le stanze della casa con su scritto “Presenza di Sè”, in modo tale che ogni volta che mi spostavo, mi ricordavo di applicare l’auto-osservazione.
Questa modalità funziona bene quando si è carichi e motivati, ma poi se non c’è una disciplina ferrea ed irremovibile, il nostro apparato psicofisico farà di tutto per controbattere e spegnere l’impulso originale.
Dopo un periodo molto intenso nell’applicare il ricordo di sé con questa modalità, l’impeto e la motivazione possono calare, se non c’è costanza e regolarità nell’applicare lo sforzo, nei momenti facili e nei momenti difficili.
Mi sono accorto che senza disciplina, tutto lo sforzo tende ad essere lentamente riassorbito dalle abitudini dell’apparato psicofisico.
Così ad un certo punto mi sono ritrovato ad attraversare le stanze di casa ignorando i bigliettini.
Cos’è successo? Semplicemente non avevo promesso a me stesso che avrei applicato uno sforzo costante senza se e senza ma, qualsiasi cosa accada.
Quando la macchina biologica viene attaccata in maniera troppo aggressiva, attiva dei meccanismi di difesa.
Così, l’impeto che usiamo per provare a sgretolare l’inconsapevolezza dei nostri comportamenti, se non supportato da una disciplina rigorosa anche nei momenti di “down”, ad un certo punto si esaurisce.
Ho deciso così di usare un unico esercizio per sviluppare il ricordo di sé: L’esercizio dei 5 minuti.
L’esercizio dei 5 minuti viene descritto in maniera semplice ed efficace da Salvatore Brizzi nel suo libro “La Via della Ricchezza”.
E’ un esercizio che inizialmente dura soltanto 5 minuti al giorno ma richiede una dedizione totale. In quei 5 minuti ci sforziamo con tutte le nostre energie di essere presenti, illudendo il nostro apparato psicofisico che sia soltanto una piccola innocua eccezione nel “sonno” in cui ci tiene per tutto il resto del tempo.
I risultati si ottengono poco alla volta, ma in maniera metodica e decisiva.
Qui sotto riporto l’estratto dell’esercizio dal libro di Brizzi.
5 MINUTI AL GIORNO
Tratto da “La Via della Ricchezza” di Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni
Questo esercizio – grazie all’applicazione costante e prolungata – vi consente di entrare in uno stato di coscienza superiore, il qui-e-ora, conosciuto anche come presenza, «ricordo di sé» o mindfulness.
Il principale segreto dei maghi e degli alchimisti – prima che tali scuole degenerassero – consisteva nel giungere al risveglio e all’apertura del Cuore attraverso il metodo del »ricordo di sé«, ossia la capacità di restare sempre presenti a se stessi, grazie a un particolare stato detto «attenzione divisa», nel quale una parte dell’attenzione è rivolta al mondo esterno come di consueto, ma una parte è rivolta a se stessi, alla percezione di sé.
Ecco perché si parla di «ricordo di sé». Potrete trovare validi approfondimenti nei libri indicati in bibliografia, in particolare in “Il miracolo della presenza mentale”, di Thich Nhat Hanh, “Il ricordo di sé” di Robert Earl Burton e nei miei due testi “Risveglio” e “La porta del mago”.Lo sforzo di restare in uno stato di presenza produce ciò che viene metaforicamente chiamato “fuoco alchemico”, necessario affinché si verifichino delle trasformazioni profonde nella coscienza dell’individuo e vengano bruciati tutti quegli aspetti psicologici che non gli sono più utili. Stiamo parlando di una “via breve”, per cui necessariamente difficile e adatta a pochi. D’altronde vi avevo anticipato fin dalle prime righe che questo non sarebbe stato un libro innocuo. Le pratiche che invece adottano concentrazione e meditazione sono più semplici, ma, da sole, conducono agli stessi risultati solo in tempi molto, molto più lunghi.
Il ricordo di sé non usa mezzi termini: ti costringe a portare direttamente e forzosamente la tua auto-coscienza nella quotidianità.
Non lo si può spiegare a parole: lo si intuisce direttamente facendo gli esercizi. Si tratta di essere presenti qui-e-ora almeno in corrispondenza di determinate occasioni che vengono stabilite a priori. Un uomo risvegliato alla sua vera essenza è un uomo che si ricorda di sé sempre, è un uomo che è sempre presente qui-e-ora. Il >>ricordo di sé<< è infatti un livello di coscienza superiore che si può raggiungere solo sforzandosi di ricordarsi di sé!Tu compi un atto (cammini, ti lavi i denti, fumi una sigaretta, guardi la televisione…) e mentre lo compi sei cosciente di essere tu a compierlo. Una parte della tua attenzione è rivolta all’atto che stai compiendo, mentre un’altra parte e questo fa la differenza rispetto
alla meditazione è rivolta a te, al tuo essere presente. Questa si chiama »attenzione divisa«. Per essere più chiaro: mentre sei al cinema a guardare un film, non ti abbandoni totalmente alle scene che si svolgono sotto i tuoi occhi, dimenticando te stesso, come accade a chiunque, ma ti sforzi di restare presente a te stesso, cioè di ricordarti che esisti, mentre continui a seguire la trama del film.Il ricordo di sé« è il “terribile segreto” dell’Ars Regia che tutti gli alchimisti hanno sempre cercato e quasi nessuno ha mai trovato, poiché prima dell’avvento di Georges Gurdjieff veniva insegnato solo in scuole esoteriche alchemiche molto ben protette ed inaccessibili persino agli esperti. Lo stesso Gurdjieff è transitato per numerose prove prima di potervi accedere e divenire in grado di trasmetterlo ad altri. È il »regime«, l’»agente universale«, il FuocoFisso a cui la materia della psiche deve essere sottoposta per ottenere una trasformazione.
Premetto che l’effettivo stato di »ricordo di sé« è una particolare
condizione emotiva di serenità, benessere e apertura del Cuore, non
un fenomeno intellettuale. Qui stiamo parlando dello “sforzo” di ricordarsi di sé, ossia l’unico stato attualmente possibile per un neofita: uno stato ancora principalmente mentale, in cui ci si sforza di essere presenti per ricordarsi di sé. Attraverso gli sforzi ripetuti vi sarà però possibile attivare una nuova sfera della coscienza, che di norma è accessibile – anche se in maniera parziale e temporanea – solo grazie all’utilizzo di sostanze psicotrope, e quindi entrare nel reale »ricordo di sé« … e questo è il vostro scopo.L’unico modo che avete per capire cosa è il »ricordo di sé« è fare
degli esercizi; esso non può venire compreso attraverso una spiegazione intellettuale, come se si trattasse d’un qualunque altro concetto filosofico. Attraverso il persistente sforzo teso al »ricordo di sé« si produce una trasmutazione alchemica nella coscienza del praticante, con importanti ricadute sul piano psicologico, nella sfera comportamentale e, di riflesso, nella creazione della realtà circostante.
Nei miei primi anni d’insegnamento l’esercizio che sto per proporvi durava 15 minuti, ma recentemente l’ho ridotto a soli 5 minuti, in quanto per la maggior parte delle persone risultava troppo dispersivo: non riuscivano a focalizzare le loro energie per un intero quarto d’ora.Ho così constatato che 5 minuti fatti con la massima intensità sono molto più efficaci di 15 minuti condotti in maniera debole e discontinua. E’ un esercizio molto antico, apparteneva alle “vecchie volpi” che si annidavano nelle prime scuole esoteriche.
Si parte dal presupposto che troppo spesso l’individuo dissipa le sue energie svolgendo più esercizi e seguendo differenti vie.
Per acquisire un reale potere interiore, non potete seguire al contempo più linee di lavoro, passando da una all’altra dopo pochi mesi, scegliendo il prodotto più nuovo che trovate al supermercato della new-age. Se seguite la Via della Ricchezza, seguitela fino in fondo.
E questo vale per qualunque nuova via decidiate di intraprendere nei prossimi anni.Per 5 minuti ogni giorno alla stessa ora, sforzatevi di restare presenti con tutte le vostre forze, qualunque cosa succeda. Quei 5 minuti devono diventare per voi il vostro Dio. Dovete vivere in funzione di quei 5 minuti quotidiani. Utilizzate un momento della vostra giornata che non si riveli né troppo complicato né troppo semplice per lo svolgimento dell’esercizio. Non fatelo quando sapete di dover sostenere riunioni di lavoro, ma neanche quando siete chiusi in casa da soli e con il telefono spento.
Nel corso della giornata presto svilupperete un forte desiderio di “essere presenti” e vi sentirete avviliti perché dovrete imporvi di non fare nulla al di fuori dei vostri 5 minuti quotidiani.
Avvilimento e frustrazione provocati dal dover confinare entro soli 5 minuti tutti gli
sforzi tesi a generare in voi lo stato di coscienza del qui-e-ora… dovrebbero far sorgere un senso di trepidazione e impazienza da coltivare accuratamente affinché i 5 minuti divengano ancora più potenti.
L’essere obbligati a non poter fare di più nell’arco della giornata, rende straordinariamente densi quei 5 minuti. Sfruttando questi sentimenti, sorti durante il giorno, potete “caricarvi” ancora di più in previsione dei vostri 5 minuti.Costanza, regolarità, fermezza e determinazione vi rendono inesorabili anche se amorevoli – nei confronti del vostro apparato psicofisico, il quale deve comprendere in profondità, fin dal primo giorno, che non vi arrenderete mai. In fondo gli state chiedendo molto poco, ma glielo chiederete con maniacale regolarità…e questo produrrà risultati certi. Il frutto del lavoro di coloro che nel corso della storia hanno sfidato e vinto la meccanicità del loro apparato psicofisico, è sempre stato chiaro: la trasformazione di uomini e donne in maghi e maghe.
II mago e la maga sono persone serene, soddisfatte di sé, che
raggiungono obiettivi, vivono nell’abbondanza e nella prosperità e dedicano la loro vita ad aiutare gli altri. Se la vostra visione del mago è differente, forse è il caso che la rivediate.Dopo un po’ di tempo – variabile da individuo a individuo, a tal punto da rendere totalmente inutile discuterne qui aggiungerete alla prima una seconda “finestra di risveglio”: 5 minuti, scelti in un momento della giornata distante dai 5 minuti precedenti. Attraverso azioni focalizzate e mirate vi aprirete dei varchi di consapevolezza in un territorio che di norma è dominato dal sonno psicologico. Se vi limitate a spazi così circoscritti (5 minuti), seppur estremamente intensi, l’apparato psicofisico non entrerà in uno stato di allarme e vi lascerà lavorare in maniera relativamente tranquilla. I vostri tentativi di acquisire padronanza del vostro corpo e della vostra mente – i vostri strumenti di lavoro – non desteranno i sospetti della “macchina biologica”, le sembreranno insignificanti, li sottovaluterà… e questo con il tempo vi consegnerà l’inevitabile vittoria.
Buon Lavoro,
Paolo Adel Danese
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