La presenza

L'evento

La presenza è la cosa più importante che possiamo coltivare qui, ora.

E’ il tassello fondamentale per raggiungere quello stato della coscienza che viene denominato Risveglio.

Con tutti i contrasti, le difficoltà e le sfide che affrontiamo ogni giorno, non resta molto tempo per guardarsi allo specchio e chiedersi: Io chi sono? Esisto veramente? Mi sento esistere? Cosa sto facendo per sentirmi vivo ogni giorno un poco di più?

Ecco, se vogliamo dare una definizione alla “presenza”, dovremmo soffermarci sul semplice atto di auto-osservarci.

Guardare verso di sé, invece che fuori di sé. Sentire di esserci, di esistere, prima di proiettarci nella realtà che sta fuori di noi, nella dimenticanza di noi stessi.

 

La presenza

 

Il grosso problema è che ci identifichiamo con tutto ciò da cui i nostri sensi vengono attirati. Crediamo di sentirci vivi quando il nostro corpo reagisce a qualcosa di esterno, al punto da farci diventare letteralmente quella cosa.
Ci identifichiamo con le emozioni che ci abitano. Crediamo di sentirci vivi perché ci emozioniamo talmente tanto da arrivare a “perdere la testa”.

Ci identifichiamo con le idee e i pensieri che prendono forma nella nostra mente. Progetti falliscono e vengono dimenticati con la stessa rapidità con cui riceviamo le idee che li generano.

Il mondo fuori è uno spacciatore di droga per i nostri sensi che ci allieta, ci irrita, ci calma, ci fa perdere il controllo, ci fa odiare, amare, tirandoci da tutte le parti senza mai darci tregua.

E la testa ama metterci del suo e complicare ancora di più il tutto.

Tu vivi o credi di vivere?

Guardati intorno.

Il mondo è pieno di morti che credono di essere vivi.

Tu lo senti che esisti?

Dove sta il tuo centro, il tuo Essere, il tuo vero “Io”.

Chi dice “Io”, quando le tue labbra iniziano a pronunciare una frase?

Chi guarda fuori dagli occhi-finestre e rimane ammaliato e sgomento dal mondo, che un giorno ti fa innamorare e l’altro impazzire?

Dobbiamo cominciare ora, subito, ad osservarci esistere.

La mente diventa ciò che pensa, e di conseguenza, se ci identifichiamo con la mente, noi diventiamo ciò che pensiamo. E non possiamo fare altrimenti, perché fino ad ora siamo stati abituati così.

Aspetta un attimo, io ho anche un corpo, c’è dell’altro, non sono mica solo una testa…

Ma quando pensi, ti accorgi di avere un corpo? Sei consapevole della posizione che mantieni nello spazio quando la mente ti trascina nel suo flusso incessante di considerazioni, preoccupazioni, collegamenti casuali, giudizi, insinuazioni?

No.

Come può la mente giocarci questo brutto tiro?
Lo fa perché semplicemente non esiste.

La mente ci allontana dalla Vita ogni qualvolta le permettiamo di correre a briglie sciolte. E questo accade un numero incalcolabile di volte ogni giorno, ora, minuto, secondo.

E in verità quando ci sembra di vivere, di emozionarci, di essere nell’azione, che ci sembra di non pensare, perché magari siamo impegnati in qualcosa che ci appassiona e ci stimola talmente tanto che ci sembra che la testa si spenga….
Non ci siamo neppure lì. No, perché passiamo dall’identificarci con il pensiero ad un’altra forma di identificazione, le emozioni.

Ci siamo, siamo presenti? Magari ci sembra di essere più vivi, più euforici, ma è un qualcosa fuori che ci attrae come dei magneti e ci fa vibrare ad alta intensità finché ne siamo agganciati, e che poi ci fa cadere a terra quando non ce l’abbiamo più a disposizione, con tutte le conseguenze emotive del caso.
Dov’eravamo in quegli attimi di intensità emotiva? Cos’eravamo?

E’ come con i walkie talkie con cui giocavamo da piccoli. O parli o ascolti.
O ascolti la mente (e ti isoli dalla percezione del mondo), o ascolti il mondo (e ti allontani dalla percezione di te stesso, identificandoti con quello che entra in risonanza positiva o negativa con te là fuori).
Finché viviamo in stand-by, funzioniamo così. Finché non ci identifichiamo con il nostro Essere, la nostra Anima, la mente ne usurpa il trono che dovrebbe occupare di diritto, ma siccome la mente non esiste, ogni qualvolta la ascoltiamo, ci identifichiamo con essa e smettiamo di esistere pure noi!

La mente è irreale. Il mondo esteriore è irreale (nella misura in cui è il prodotto delle proiezioni di una mente altrettanto non reale).
Il corpo è reale. E la presenza passa necessariamente dall’osservazione di ciò che di vero possediamo.
Finché non si prende consapevolezza di esserci, di esistere, non si vive veramente.

E’ una cosa difficile da mettere in pratica. Ma è la cosa più importante che possiamo iniziare a fare ora, se vogliamo essere pronti, vigili per l’Evento che verrà.
La cosa più importante che possiamo fare per prepararci, è di cominciare ad accorgerci di esistere.
Di essere qui, ora, con un apparato psicofisico che agisce ancora in maniera automatica.
Con la mente che sfrutta le debolezze del corpo per manipolarci, ricattarci, fare i capricci. Proprio non ne vuole sapere di sottostare alla nostra volontà di Anime immortali.

Il corpo si stanca, si ammala, desidera, si attacca a dipendenze di ogni tipo.

Ci sono infiniti modi con cui il corpo e la mente ci distraggono dallo stato che dovrebbe essere naturale, che è quello di essere presenti a noi stessi, qui, ora.

 

 

Ti sei mai osservato allo specchio senza lo specchio?

Devi percepire di esistere, tutto qua. E non puoi farlo mentre pensi, perché la mente non esiste. Se ti identifichi con la mente, ti identifichi con qualcosa che non esiste.
Assurdo vero? Ma è proprio così.
Non la puoi sentire la mente. La senti parlare, ma non la puoi sentire esistere. C’è, ma non la percepisci.
Ogni volta che la mente pensa, è come se la realtà andasse in stand-by.

Se sei uno che pensa continuamente, stai passando la maggior parte del tempo ad ascoltare e a farti guidare da una cosa che non esiste.

Ma allora cosa significa accorgersi di esistere?
Vuol dire rendersi conto di avere un corpo fisico che interagisce con un mondo altrettanto fisico. (che in realtà il mondo fisico sia fatto di energia e vibrazione è un’altro paio di maniche. La consapevolezza corporea di esserci necessariamente ti richiede di sospendere l’idea che la materia sia un illusione. In poche parole, devi “credere” nell’illusione quel tanto che serve per poterla trascendere.

Il corpo fisico è la nostra “messa a terra” nella dimensione materiale. Quello che siamo aldilà della dimensione materiale fa fatica ad esprimersi in modo efficace finché questa nostra messa a terra, il nostro corpo fisico, si ribella alla volontà dell’Anima e non agisce in accordo con essa.

Tutto ciò che l’Anima può fare all’inizio per recuperare il dominio, è farsi strada tra gli impulsi del corpo e il dialogo incessante della mente e posizionarsi nel mezzo come osservatore silenzioso.

Questo attiva un circuito, che all’inizio è debole, faticoso da mantenere anche solo per qualche istante, ma dopo che inizia a diventare una forma di consapevolezza corporea, provoca una rivitalizzazione, una riconnessione alla fonte energetica della Vita, attraverso il cuore.

La presenza, messa in atto dall’osservatore silenzioso – l’Anima – è la parte mancante del circuito.

Finché manca questa componente, è come se il circuito funzionasse in modalità stand-by. “Come se” funzionasse.

Una volta inserito il vecchio-nuovo componente, il sistema inizia a brillare veramente per la prima volta. Comincia ad emettere luce, energia, calore invece di doverla assorbire da fuori. Non è più una lampadina attaccata in serie ad una batteria.
No, è una lampadina che produce energia in maniera autonoma, perché è collegata direttamente alla fonte, alla Vita. Non ha bisogno di collegamenti, cavi, batterie, trasformatori, centrali. Anzi, produce persino energia in eccesso che può donare e condividere con gli altri, o utilizzare per concretizzare nel mondo progetti nuovi ed ispirati.

C’è molto di più del mondo fisico, è vero, ma all’atto pratico in questo momento è più urgente il sentirsi esistere qui, nella materia.

Finché c’è un mondo fisico, noi abbiamo un corpo fisico, che ci serve per essere ed agire a questo livello di realtà.

Se sbilanciamo la nostra attenzione, il nostro focus verso il mondo immateriale, l’aldilà, non facciamo altro che rimandare il momento in cui ci verrà richiesto di diventare presenti e consapevoli anche nell’aldiquà, magari complicandoci ulteriormente la vita in uno spazio-tempo più stressante di quello attuale. Meglio di no!

E se non iniziamo a mettere in pratica lo sforzo in un momento di calma relativa, sarà molto più difficile farlo nel pieno della tempesta.

E’ una cosa che dobbiamo fare ORA. E’ una cosa che dobbiamo fare prima di tutto il resto.
E’ LA priorità.

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Paolo Adel Danese

26 Agosto 2026 – L’Evento

L'evento

26 Agosto 2026.

E’ una data che mi è stata “tramandata” 6 anni fa, in circostanze misteriose e difficili da spiegare.
Per alcuni anni, tra il 2018 e il 2022, ho intrattenuto delle comunicazioni con un “aldilà” di cui non ho ancora ben chiara l’origine.
La natura di queste comunicazioni era ambigua. Le modalità con cui le ricevevo ancora di più.
Per tutti questi anni, questa data l’ho conservata in forma più o meno privata.

 

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Nel 2017 ho lanciato un progetto artistico chiamato “Discoteca Clandestina”. Un piccolo libretto che raccontava un scenario post-apocalittico musicale in cui i sopravvissuti si sarebbero riorganizzati in differenti tribù e fazioni lottando per la sopravvivenza.

L’intento, più o meno consapevole, era quello di portare l’attenzione su imminenti avvenimenti globali attraverso la creatività dell’arte e della musica. Sentivo fortemente che sarebbero arrivati tempi fuori dal comune.

Gli avvenimenti di Discoteca Clandestina si svolgevano in una linea temporale che via via diveniva sempre più catastrofica, lasciando come unica salvezza al gruppo degli “eletti” quella di essere trasportati nel futuro in un periodo in cui avrebbero potuto ricostruire l’umanità con una nuova forma di consapevolezza cosmica.

Secondo la timeline del libro, nell’arco di tempo tra il 2024 e il 2032 “un evento cosmico di proporzioni epiche, annunciato da un grande terremoto e dall’oscuramento del sole e della luna interrompe l’egemonia di Babylon (la dittatura tecnocratica). Tutti i danzatori pieni di fede scompaiono misteriosamente. I membri dell’elite tecnocratica si nascondono nei loro bunker sotterranei, inscenando un falso attacco dallo spazio ed ingannando il popolo a seguirli e nascondersi sottoterra”.

Per scrivere questa parte, avevo attinto ispirazione anche da un sogno che avevo fatto alcuni mesi prima.

Ero in una città, ed improvvisamente su dei maxischermi, in diretta, vengono proiettate le immagini di un’invasione aliena. Orde di dischi volanti sembravano far saltare tutto in aria. La gente entra nel panico e si riversa per le strade. Accerchiato da questa marea, mi trovo obbligato a seguire il flusso, che senza rendersene conto si dirige sottoterra, verso dei sotterranei.

Veniamo spinti all’interno di un grande stanzone senza aperture. Al centro sembra esserci una specie di reception, a cui mi avvicino. Chiedo alla ragazza se si può uscire da quel posto e mi risponde di no. Oramai eravamo scesi e non potevamo più uscire. Tra me e me penso che siamo finiti in una trappola.

Più tardi faccio un tour di quell’insieme di spazi sotterranei, dove vedo aree di educazione, scuole, palestre, e controllo indirizzato soprattutto ai più giovani. Passo per un check-in medico dove un uomo in camice vuole farmi un’iniezione alla pancia.

Visito anche degli spazi esterni, dove noto dei SUV leggermente futuristici, nel senso che avrebbero potuto essere modelli di qualche anno più avanti nel tempo. Vedo delle catene montuose e delle strutture artificiali, delle dighe, delle cupole, c’è perfino il cielo azzurro, ma sembra finto. Sempre tra me e me penso che in realtà sono ancora sottoterra e quella lì è tutta una messinscena.

 

 

Nel 2018 ho cominciato a portare Discoteca Clandestina live, in giro, con dei video tratti dal libro e un djset musicale con la musica descritta in esso. La mia era una missione, sentivo che in qualche modo ci si doveva preparare ai tempi che stavano arrivando, e il linguaggio che in quel momento avevo a disposizione era quello dell’arte. Tra il 2018 e il 2019 però, le cose sembravano ancora “normali”, e nessuno ci dava troppa importanza.

Poi, nel giro di qualche mese, la nostra realtà è drasticamente cambiata e siamo finiti dentro un vero scenario apocalittico. Ora l’attenzione delle persone era focalizzata sul disagio presente più che su quello di uno scenario immaginario.

Se tu conoscessi la data della fine cosa faresti? La renderesti pubblica?

In questi anni ne ho viste a centinaia di date profetiche, apocalittiche. Se vuoi vivere fuori dal qui ed ora basta che cominci ad aspettarti che accada qualcosa in qualche momento speciale nel futuro.

Una data nel futuro può creare enorme aspettativa.
Vivere nella speranza che un determinato momento tutto cambierà, che un “presente” nel futuro possa essere molto più importante del “presente” che stai vivendo (o più probabilmente non vivendo) proprio ora, accende continuamente l’aspettativa per qualcosa di esterno, che non arriva mai.

L’unico vero cambiamento parte da dentro di noi.
Il cambiamento siamo noi. Come vogliamo che il mondo cambi passa dalla trasformazione che dobbiamo fare noi per essere una parte in armonia del nuovo mondo a cui aspiriamo.
E aspettare un giorno o una data nel futuro significa aspettarsi che il lavoro da fare per essere pronti al cambiamento lo faccia qualcun’altro là fuori al posto nostro.

In molti si aspetta il ritorno di Cristo. Ma se Cristo tornasse ora, ce ne accorgeremmo? Dove andremmo a cercarlo? In televisione? Su Youtube? O dentro noi stessi, facendoci puro ricettacolo interiore, pronti ad accoglierlo nell’intimità del cuore?

Questa data potrebbe anche non significare nulla. Il 26 Agosto 2026 non succederà una minchia di niente, come disse Salvatore Brizzi, parlando però del 2025.

Ma se non ti poni degli obiettivi, non cambierai mai. E non farai comunque accadere nulla.
Qual’è il senso di condividere un’informazione così ambigua?
In poco più di 700 giorni come sempre mi sveglierò e dovrò darmi e dare una spiegazione del fatto che questo giorno sia passato nell’indifferenza totale.

Qualcuno ricorda l’aspettativa e l’attesa che c’erano per il 21 Dicembre 2012?
Io sì.

Qualsiasi cosa rappresenti questa data, non sembra voler rimanere lì nascosta tra gli appunti e i block notes. Chiede di essere piantata come un seme ora affinché sviluppi consapevolezza passo dopo passo, giorno dopo giorno, fino a quel momento nel futuro. Affinché qualsiasi cosa accada o non accada in quel giorno, venga vissuta in totale presenza.

E possiamo quindi creare un ponte tra il qui ed ora di adesso, e il qui ed ora di quel futuro. Se siamo presenti a noi stessi ora, possiamo già esserlo anche il 26 Agosto 2026. E se vivremo quel giorno in presenza, l’eco di quell’Evento risuona già dentro di noi, ogni qualvolta viviamo il nostro presente in consapevolezza, oggi.

Questo “Portale”, lo attraversiamo ogni volta che passiamo dallo stato di esseri meccanici ed addormentati all’essere svegli nel momento presente. Ogni volta che diventiamo consapevoli di noi stessi, oltre che del mondo che ci circonda, attraversiamo la porta verso il Nuovo Mondo. Il Regno dei Cieli è qui, solo che non lo vediamo ancora.
Non facciamo ancora lo sforzo consapevole di esercitare la presenza con disciplina e costanza, ogni istante che serve per farla diventare la nostra nuova realtà.

Qualcuno 2000 anni fa diceva di vegliare, perché non sappiamo quando il padrone di casa ritornerà.

Allora vegliamo, perché quel momento potrebbe essere più vicino di quel che pensiamo.

(-700)

Paolo Adel Danese